Riferimenti bibliografici per approfondire l'argomento.
Discorso del Santo Padre
Discorso
del Santo Padre Benedetto XVI (pdf)
pronunciato al termine della Messa di Requiem di Verdi
eseguita in Suo onore nell'Aula Paolo VI il 16 ottobre 2010.
Tratto da Vatican.va
Articoli
Sandro Magister
Il "Dies irae" del papa. E il mistero del male
Benedetto XVI scuote tutti dal sonno. Da quella "insensibilità per la presenza di Dio che ci rende insensibili anche per il male".
E cita il canto del giudizio finale, quando sarà tolto l'ultimo velo a quanto "si è stancato" Dio nell'andare in cerca dell'uomo
smarrito.
ROMA, 21 aprile 2011 – È una Settimana Santa speciale, quella di quest'anno del papa. Con una novità senza precedenti.
Il Venerdì Santo, prima della liturgia nella basilica di San Pietro e della Via Crucis al Colosseo, Benedetto XVI risponderà in tv a sette domande giunte a lui da altrettanti paesi del mondo. Sette domande scelte tra migliaia. Quelle che vanno più diritte al dramma dell'esistenza umana.
La prima domanda, di una bambina giapponese, sarà sullo scandalo del male. Del male incomprensibile, come quello di un terremoto. Del male che ha sullo sfondo il mistero del dolore innocente.
Si ascolterà la risposta del papa a questa e alle altre domande.
Ma già prima papa Joseph Ratzinger è entrato nel vivo. L'ha fatto con l'udienza generale del Mercoledì Santo e con l'omelia della messa crismale della mattina del Giovedì Santo. La prima con parole spontanee, messo da parte il testo scritto. La seconda con parole scritte tutte di suo pugno, anch'esse sgorganti dal cuore.
Da questa sua doppia introduzione ai riti pasquali, più che mai si capisce come davvero per Benedetto XVI la questione di avvicinare l'uomo a Dio sia "la priorità" del suo pontificato. Quel Dio che appare lontano. Ma che in realtà è in incessante cammino alla ricerca dell'uomo smarrito.
Benedetto XVI ha citato il "Dies irae", quel canto che dalla liturgia è stato improvvidamente cancellato perché ritenuto intriso di terrore, quando invece ha tratti di una tenerezza toccante. Come quando dice:
Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.
Che il papa ha tradotto: "Cercandomi ti sedesti stanco... Che tanto sforzo non sia vano!". E vi ha letto l'avventura di Dio "che si è incamminato verso di noi" per puro amore, e per far questo "si è fatto uomo ed è disceso fin negli abissi dell'esistenza umana, fin nella notte della morte".
Il sonno dei discepoli sul Monte degli Ulivi, mentre Gesù accetta di bere il calice della passione – ha detto Benedetto XVI nell'udienza del Mercoledì Santo – è la nostra insensibilità a Dio, da cui deriva anche la nostra insensibilità per la forza che il male ha nel mondo.
"Ricercate sempre il suo volto", ha esortato il papa, citando il salmo 105. Anche questa una costante della sua predicazione: come nel memorabile discorso di Parigi, nel 2008, sul "quaerere Deum", sulla ricerca di Dio come matrice della civiltà occidentale.
Tratto da chiesaespressonline
Alfa e Omega
Il Giudizio Universale fra Oriente e Occidente
Prefazione e Introduzione tratte dalla rivista
(in formato pdf)
Pubblicazioni
Questo saggio
ricostruisce la "fortuna" del Giudizio Universale nell'arte occidentale e ne analizza le più riuscite realizzazioni, a partire da quello che può essere considerato il capostipite: il Giudizio di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni di Padova, passando in rassegna - fra le altre - le crude rappresentazioni dei nordici, le sorprendenti anticipazioni michelangiolesche di Giovanni di Paolo e le oniriche visioni di Bosch.
Oggetto del libro sono alcuni temi morali e religiosi, o filosofici e religiosi, che trovano incarnazione in determinati libri o passi della Bibbia. Così il tema della vita guardata dalla prospettiva della morte, che è il tema per eccellenza dell'Ecclesiaste; e il tema del dolore, soprattutto del dolore immeritato, che ha la sua incarnazione in Giobbe; poi Abramo e l'intercessione del giusto che ottiene la misericordia di Dio; l'esodo degli ebrei dall'Egitto e l'aspettativa della liberazione; infine le visioni del giudizio e della fine nell'Apocalisse.
Oggetto del libro sono alcuni temi morali e religiosi, o filosofici e religiosi, che trovano incarnazione in determinati libri
o passi della Bibbia. Così il tema della vita guardata dalla prospettiva della morte, che è il tema per eccellenza dell'Ecclesiaste;
e il tema del dolore, soprattutto del dolore immeritato, che ha la sua incarnazione nel Giobbe; poi Abramo e l'intercessione del giusto
che ottiene la misericordia di Dio; l'esodo degli ebrei dall'Egitto e l'aspettativa della liberazione;
infine le visioni del giudizio e della fine nell'Apocalisse.
Arte
VERMEER e la teoria moraleggiante di un suo capolavoro
Dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013 e per la prima volta a Roma, c'è la possibilità di vedere un'insolita rassegna su Johannes Vermeer
(1632-1675), massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. La mostra delle Scuderie del Quirinale include, infatti,
una preziosa selezione di sue opere - rarissime e distribuite nei musei di tutto il mondo, nessuna in Italia - e all'incirca cinquanta opere
degli artisti olandesi suoi contemporanei.
Fra i capolavori di Vermeer c'è "La donna con bilancia", più conosciuta con il suo sottotitolo "La pesatrice di perle".
Il dipinto raffigura una donna in stato di gravidanza che tiene in equilibro una bilancia; sul tavolo dinnanzi a lei sono posati
dei portagioie e delle collane. Le interpretazioni allegoriche sono diverse e anche contraddittorie. La donna potrebbe rappresentare
la personificazione della Vanitas, con il suo attaccamento ai beni terreni, di contro le perle potrebbero alludere alla sua purezza
e la gravidanza caratterizzarla come la Madre per antonomasia, cioè la Madonna. Il sito ufficiale della National Gallery di Washington
(dove il dipinto è conservato) segnala l'interpretazione iconografica come una allegoria della temperanza:
la donna è infatti posta fra gli splendidi gioielli posti sul tavolo ed il dipinto con il Giudizio finale alle spalle.
Le perle rappresenterebbero le ricchezze terrene mentre il dipinto raffigura il momento in cui l'umanità renderà conto a Dio
della propria condotta. La bilancia quindi starebbe a simboleggiare l'equilibrio spirituale ricercato dalla donna, che deve appunto valutare
il peso delle proprie azioni terrene in relazione al momento in cui ella dovrà renderne conto a Cristo Giudice.
Julian Beever e Beato Angelico:
oggi e ieri, un esempio di differente lettura del Giudizio.
Dies Irae, spettacolare dipinto su fondo stradale dell'inglese Julian Beever
(ingrandisci)
Julian Beever (1959) è un artista britannico che crea disegni trompe-l'œil con il gesso su pavimenti e marciapiedi dalla metà degli anni '90
Il Giudizio Universale, Beato Angelico (1432-1435), tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Firenze (ingrandisci)
Vaticano - Cappella Sistina:
il Giudizio universale di Michelangelo
Visita virtuale alla Cappella Sistina
con il Giudizio universale di Michelangelo