Ad ospitare l'evento sarà la Basilica di San Pietro in Vincoli; di seguito alcune indicazioni storico-artistiche e la mappa del luogo.
Benedetto XVI ha elevato l'arcivescovo statunitense Monsignor Donald William Wuerl al rango di cardinale con il titolo presbiterale di San Pietro in Vincoli nel concistoro del 20 novembre 2010.
S.E.R., temporaneamente a Roma per il sinodo dei vescovi, si è compiaciuto personalmente la sera del 2 ottobre scorso con l'ideatrice del Progetto. Nel corso dell'incontro l'Abate Generale uscente don Bruno Giuliani ha presentato il Concerto all'Abate Generale entrante don Giuseppe Cipolloni.
Tutto lo Staff dell’evento ringrazia la Comunità dei Canonici Regolari Lateranensi per la disponibilità dimostrata e in particolare il Vicario della Casa e Procuratore Generale, don Giuseppe De Nicola.
Descrizione storico-artistica
La prima testimonianza della presenza cristiana sul "mons esquilinum" si può ravvisare in una aula absidata, risalente alla seconda
metà del III sec. d. C. ma già nella seconda metà del sec. IV, per cause a noi ignote, questa fu demolita e sull'area fu costruita
una spaziosa chiesa di tipo basilicale con entrata polifora ad occidente, divisa in tre navate da colonne senza transetto, munita di una sola
abside. È questa la "ecclesia apostolorum", luogo di culto cristiano, di cui il presbitero Filippo, legato pontificio di Celestino I
al Concilio di Efeso (431), era titolare.
La "ecclesia apostolorum" del Colle Oppio andò anch'essa in rovina per cause ignote.
Il presbitero Filippo, grazie ad un voto dell'imperatore Teodosio II, su invito della figlia Licinia Eudossia, la fece tuttavia
risorgere più splendida di prima. San Pietro in Vincoli, infatti, è chiamata anche basilica eudossiana dal nome della fondatrice,
l'imperatrice d'Occidente Eudossia (438-455), moglie di Valentiniano III. La costruzione venne effettuata nel 442, presso le Terme di Tito
all'Esquilino proprio dove era andata distrutta l'ecclesia apostolorum e venne divisa in tre navate separate da 20 colonne, dieci per parte,
e illuminata da 22 grandi finestre. Per l'ingresso fu costruito un grande portale. L'abside era decorata a mosaico.
Il primo grande mecenate che provvide alla cura e ai restauri della basilica, fu il card. Nicola Da Kues, detto il Cusano (1401-1464),
che è stato un eminente teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo tedesco.
Divenuto cardinale titolare, egli provvide al completo restauro del tetto e fece costruire un nuovo altare per le "catene".
Queste ultime, infatti, furono il motivo fondante per cui
l'imperatrice volle erigere la chiesa: per custodire le catene (in lingua latina vincula) di san Pietro che la madre, l'imperatrice
Elia Eudocia, aveva avuto in dono da Giovenale, patriarca di Gerusalemme durante il suo viaggio in Terra Santa insieme alle catene
che avevano legato il santo nel carcere Mamertino.
Secondo la leggenda papa Leone I le aveva avvicinate per confrontarle e le catene si erano congiunte tra loro in maniera inseparabile.
Nella chiesa eudossiana sarebbero stati nominati papa Giovanni II e Gregorio VII (1074).
L'edificio ebbe un primo restauro da papa Adriano I nel 780, nel 1471 da papa Sisto IV e nel 1503 da Giulio II che, come Sisto IV,
apparteneva alla famiglia dei della Rovere. Al restauro di Giulio II risale comunque l'architettura attuale della chiesa, con il portico
d'ingresso, e la ristrutturazione del convento annesso. Il disegno originario del chiostro, che è stato recentemente restaurato, è attribuito
dal Vasari a Giuliano da Sangallo.
La chiesa è preceduta da un portico a cinque arcate sostenute da pilastri ottagonali che hanno nei capitelli lo stemma di papa
Giulio II.
Il Mosè di Michelangelo Buonarroti per la tomba di Giulio II è una scultura marmorea
(dell'altezza di 235 cm) che si trova nel transetto destro
mentre le spoglie di Giulio II, morto il 21 febbraio 1513, vennero sepolte in San Pietro in Vincoli più di un secolo dopo.
Al momento della morte di Giulio II, infatti, il mausoleo non era terminato.
Così la salma del pontefice, la prima imbalsamata di un papa, fu sepolta nella Cappella del Coro nella basilica di San Pietro,
rivestita di ricchissimi paramenti, circostanza questa che spinse i Lanzichenecchi nel 1527 alla profanazione della tomba.
Il 12 febbraio 1610 le poche ossa rimaste vennero traslate nella Cappella Basso Della Rovere in Santa Maria del Popolo,
e, solo successivamente, nel mausoleo di San Pietro in Vincoli.
Negli anni 1705-06 la capriata fu coperta da una volta barocca a cassettoni in occasione del 50° di episcopato di Pio IX, il transetto subì una radicale trasformazione ad opera dell'arch. Virginio Vespignani il quale, secondo la moda del tempo, creò una confessione di fronte all'altare maggiore. Nella parte anteriore fu sistemato il reliquiario delle catene, su progetto di Andrea Busiri Vici. Sotto, nella piccola cripta, fu sistemato il sarcofago paleocristiano dei sette fratelli Maccabei martiri. Infatti come riferisce il 1° agosto il martirologio romano: "Ad Antiochia, avvenne la Passione dei Sette Santi fratelli Maccabei, martiri, che soffrirono con la loro madre, sotto il re Antioco Epifane (intorno al 168 a.C.). Le loro reliquie, portate a Roma, furono deposte nella Basilica di San Pietro in Vincoli".
Tralasciando ogni altro particolare, è interessante sapere che le 20 colonne antiche di marmo greco, doriche, provengono dal vicino complesso del portico di Livia dove facevano parte della costruzione originaria paleocristiana del V secolo, che la Basilica è la prima chiesa costruita dentro le mura di Roma e che circa quattromila turisti provenienti da tutti i paesi del mondo, varcano quotidianamente la soglia di questa Basilica.
L'edificio del convento fu adibito, dopo l'unità d'Italia, a sede della Facoltà di Ingegneria della Sapienza.
Il pozzo centrale, decorato da mascheroni e inserito fra quattro colonne trabeate (attribuito a Giuliano da Sangallo),
è il simbolo della facoltà di Ingegneria.