Riferimenti bibliografici per approfondire l'argomento.

 

La Preghiera

«Il pregare è nella religione ciò che il pensiero è nella filosofia. Il senso religioso prega come l'organo del pensiero pensa» (Novalis, Frammenti - Rizzoli, 1976)

Per poter capire cosa sia la preghiera e il pregare occorre ricorrere a chi ha dimostrato con la propria vita e con i propri pensieri di averne compreso e assimilato il profondo significato. Qui di seguito si vuole solo accennare a questa pratica che accomuna tutte le religioni e che consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con la mente e con gli scopi più molteplici: invocare, chiedere un aiuto, lodare, ringraziare, santificare, esprimere devozione o abbandono.
Romano Guardini, il teologo cattolico italiano naturalizzato tedesco (Verona, 17 febbraio 1885 - Monaco di Baviera, 1° ottobre 1968) che è stato definito il "Padre della Chiesa del XX secolo" diceva che "in generale l'uomo non prega volentieri come è facile che egli provi, nel pregare, un senso di noia, un imbarazzo, una ripugnanza, una ostilità addirittura. Qualunque altra cosa gli sembra più attraente e più importante. Dice di non aver tempo, di aver impegni urgenti, ma appena ha tralasciato di pregare, eccolo mettersi a fare le cose più inutili. L'uomo deve smettere di ingannare Dio e se stesso. È molto meglio dire apertamente: non voglio pregare". Ma è vero che la preghiera è solo noia? Proviamo a vederla un pò più da vicino... questa preghiera...



Perché si prega?


A questa risposta potremmo rispondere semplicemente: "perché Gesù ha pregato, perché Gesù stesso ci ha detto di pregare, e - soprattutto - perché Lui stesso ci ha insegnato a pregare con il Padre Nostro (Lc 5-16; Mt 14-23; Mc 3-13; Lc 6-28; Lc 22-40...). La preghiera è un bisogno intimo dell'uomo, innato nel suo cuore e questo semplicemente poichè Dio ci ha creato perché entrassimo in comunione con Lui e, dunque, la preghiera si inserisce in questo meccanismo di comunione. La preghiera è un modo per dichiarare amicizia, forse il più alto, il più misterioso, il più sublime. Santa Teresa d'Avila (religiosa e mistica spagnola del XVI secolo) diceva : "La preghiera, altro non è che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui, da cui sappiamo di essere amati".
Nel rapporto di amicizia la componente essenziale è quella della comunicazione. L'amicizia è fondamentalmente un incontro interpersonale e questo non si fa senza parole, senza esplicitazione. L'immagine di due persone che stanno l'una accanto all'altra, ma non esprimono il loro legame, è l'immagine di due persone che non hanno relazione fra di loro. Quindi nell'amicizia l'importante è comunicare. Siamo invitati, quindi, al dialogo con Gesù. E' questo il senso della preghiera: si prega per accrescere la nostra amicizia con Dio. La preghiera è il mezzo, l'amicizia con Dio è il fine.

Come si prega?


Se la preghiera è comunicazione, allora non può che essere fatta di parole. Ma quali parole usare con Dio? Questa domanda è stata rivolta a Santa Teresa di Lisieux alcuni giorni prima di morire e la sua risposta fu: "io non gli dico niente, io lo amo!". Il linguaggio della preghiera è il linguaggio dell'amore. E l'amore ha un cammino preciso da fare, che va dalle parole al silenzio, ma il silenzio della preghiera sarà il massimo della parola. Naturalmente non si può partire dal silenzio. Occorre partire dalle parole. Ai bambini si chiede di imparare a memoria le preghiere più tradizionali, ai più grandi si chiede di esprimerle attraverso tutta la corporeità. Il corpo è elemento essenziale nella preghiera. Non si prega in posizione sbracata o scomposta, ma sempre con dignità, preferendo una posizione comoda ma costante, piuttosto che cambiare posizione ogni due minuti.
Va sottolineata nella preghiera la dimensione del canto. Se la comunicazione si avvale delle parole, il canto trascende la parola stessa e ci avvicina di per sé alla dimensione più religiosa. "La mente si accordi alla voce" ripeteva continuamente S. Benedetto (Monaco di Norcia, fondatore dell'ordine dei Benedettini, morto nel 547 d.C.). Non si canta per auto contemplarsi, ma per trascendere se stessi. E' per questo che vogliamo cantare nella preghiera, perché ci aiuti a vivere il linguaggio dell'amore e ci porti pian piano ad assaporare anche il silenzio.

Chi prega?


Apparentemente possiamo dire che siamo noi a pregare. Ma questo non è del tutto vero. Si diceva di S. Francesco (Predicatore e mistico di Assisi che visse tra il XII e il XIII secolo e fondò l'ordine francescano.): "Non tam orans, quam oratio factus". Non era più lui che pregava, ma lui stesso era diventato preghiera vivente. E' lo Spirito Santo a pregare in noi (Rom. 8-15). E allora noi cosa facciamo? Noi collaboriamo alla preghiera. Il nostro è un tentativo di agganciarci alla vera preghiera, un tentativo di sintonizzarci sulla frequenza dello Spirito Santo. Ed è per questo che nella preghiera è indispensabile l'ascolto. L'ascolto del cuore, l'ascolto della Parola di Dio, l'ascolto del silenzio. Prima si ascolta e poi ci si inserisce nel linguaggio dell'amore. Non si può pregare nel frastuono dei pensieri, ma occorre fare silenzio per ascoltare "la voce" del silenzio. Capire che non siamo noi a pregare, ma è lo Spirito in noi, ci dà molta più umiltà e frena tutti quei ragionamenti che poco e niente hanno a che vedere con la preghiera.

Chi si prega?


Si prega Dio, non c'è dubbio. Ma il Dio dei cristiani è la Trinità. Si prega quindi il Padre, per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Ed è per questo che la preghiera più importante è il Padre Nostro, perché è rivolta al Padre, ci è stata insegnata dal Figlio e si comprende solo con lo Spirito di Dio. Ma allora la preghiera alla Vergine e ai santi ? Pregando con Cristo, siamo uniti con tutti coloro che sono le sue membra. Questo ci fa comprendere che la preghiera non agisce mai da sola, ma sempre assieme agli altri. Insieme si va in Paradiso, da soli si va all'inferno.

Quando pregare?


Il tempo della preghiera deve ritmare la vita di ogni giorno. Col mattino il giorno si rinnova e poi si conclude con la sera. Nel mattino si ripete ogni volta il principio di tutta la vita, nella sera è presagita la fine ultima, cioè la morte. Tutto ciò si esprime nella preghiera del mattino e della sera. Se esse vengono a mancare, la giornata perde ogni dignità umana. La sera si aggancia al giorno e viceversa. La giornata comincia sempre dalla sera precedente. Il giorno comincia col risveglio e questo è gradito o meno indipendentemente da come si è dormito. Ma il sonno è determinato da ciò che lo ha immediatamente preceduto. Il raccoglimento del mattino e della sera deve racchiudere le gioie, le preoccupazioni e i dolori di tutta la giornata. Non si potrà mai valutare abbastanza l'importanza di questo raccoglimento. Potrebbero essere quindi almeno due i momenti principali: al sorgere e al tramonto del sole, ma la preghiera non ha dei canoni temporali e locali… possiamo pregare comunque e ovunque Colui che è sempre e in ogni luogo!

Articoli

Alessandro Speciale

Giornalista-vaticanista dell'Agenzia di stampa Asca.

Il dialogo non ci allontana dalla verità, piuttosto ci conduce a tutta la verità

da La Stampa

28 giugno 2013

Papa Francesco con delegazione Ortodossi In un incontro in Vaticano il 28 giugno 2013 con una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, il Papa ha invocato un dialogo "non teorico" tra i cristiani, esortando ad "imparare gli uni dagli altri". Il dialogo tra i cristiani non deve essere un esercizio meramente teorico, né deve limitarsi ad uno scambio di informazioni per conoscersi meglio gli uni gli altri, ma deve portare alla capacità di "apprendere" gli uni dagli altri, soprattutto sui temi spinosi dell'autorità e del governo della Chiesa. Secondo Papa Francesco, per i cattolici questo significa soprattutto la possibilità di imparare dai fratelli ortodossi di più sul "senso della collegialità episcopale" e sulla "tradizione della sinodalità, così tipica delle Chiese ortodosse". "Sono fiducioso che lo sforzo di riflessione comune, così complesso e laborioso, darà frutti a suo tempo", ha aggiunto.
"La vostra presenza (...) è il segno del profondo legame che unisce, nella fede, nella speranza e nella carità, la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa di Roma", ha detto Papa Francesco ai membri della Delegazione del Patriarcato Ecumenico, in visita a Roma in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli. Ricordando che la consuetudine di uno scambio di delegazioni per le rispettive feste patronali risale al 1969, il Papa ha sottolineato che: "l'incontro fraterno è parte essenziale del cammino verso l'unità". "La ricerca dell'unità tra i cristiani è un'urgenza - Lei ha detto "it is not a luxury, but an imperative" [non è un lusso, ma un imperativo] - un'urgenza alla quale, oggi più che mai, non possiamo sottrarci. Nel nostro mondo affamato ed assetato di verità, di amore, di speranza, di pace e di unità, è importante per la nostra stessa testimonianza, poter finalmente annunciare ad una sola voce la lieta notizia del Vangelo e celebrare insieme i Divini Misteri della nuova vita in Cristo! Noi sappiamo bene che l'unità è primariamente un dono di Dio per il quale dobbiamo incessantemente pregare, ma a noi tutti spetta il compito di preparare le condizioni, di coltivare il terreno del cuore, affinché questa straordinaria grazia venga accolta".
Papa Francesco ha elogiato il contributo fondamentale alla ricerca della piena comunione della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico co-presieduta dal Metropolita Joannis e dal Cardinale Kurt Koch. Questa Commissione ha già prodotto molti testi comuni ed ora studia il delicato tema della relazione teologica ed ecclesiologica tra primato e sinodalità nella vita della Chiesa. In merito il Papa ha commentato: "È significativo che oggi si riesca a riflettere insieme, nella verità e nella carità, su queste tematiche iniziando da ciò che ci accomuna, senza tuttavia nascondere ciò che ancora ci separa. Non si tratta di un mero esercizio teorico, ma di conoscere a fondo le reciproche tradizioni per comprenderle e, talora, anche per apprendere da esse. Mi riferisco ad esempio alla riflessione della Chiesa cattolica sul senso della collegialità episcopale, e alla tradizione della sinodalità, così tipica delle Chiese ortodosse".
"Mi è di conforto sapere - ha proseguito il Pontefice - che cattolici ed ortodossi condividono la stessa concezione di dialogo che non cerca un minimalismo teologico sul quale raggiungere un compromesso, ma si basa piuttosto sull'approfondimento dell'unica verità che Cristo ha donato alla sua Chiesa e che non cessiamo mai di comprendere meglio mossi dallo Spirito Santo. Per questo, non dobbiamo avere paura dell'incontro e del vero dialogo. Esso non ci allontana dalla verità; piuttosto, attraverso uno scambio di doni, ci conduce, sotto la guida dello Spirito della verità, a tutta la verità".
Il Santo Padre Francesco ha preso congedo dalla Delegazione Ecumenica che domani assisterà alla celebrazione eucaristica da lui presieduta, invocando l'intercessione dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa di Roma e dell'Apostolo Andrea, Patrono della Chiesa di Costantinopoli "per i nostri fedeli e per le necessità del mondo intero, soprattutto dei poveri, dei sofferenti e di quanti sono ingiustamente perseguitati a motivo della loro fede".
Sono temi, questi, che il Papa aveva già segnalato durante il suo incontro con i vertici del Sinodo dei vescovi e che da anni sono al centro del lavoro della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. Il presidente della Commissione per la parte ortodossa, il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo, guida la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli a Roma in questi giorni.
Nel 2007, il lavoro della Commissione Mista ha portato alla firma del Documento di Ravenna, in cui per la prima volta dopo mille anni cristiani di Oriente e di Occidente hanno abbozzato una posizione comune sul rapporto tra i vescovi, il loro 'protos' o primo – ovvero il papa, vescovo di Roma – e sui poteri e l'autorità di quest'ultimo su tutti i cristiani. Allo studio c'è adesso l'analisi di come si sia effettivamente articolato il 'primato' del vescovo di Roma nei primi secoli di storia cristiana, prima della rottura tra Oriente e Occidente. E tra gli ortodossi non è certo passato inosservato che Francesco abbia parlato di sé proprio come vescovo di Roma, subito dopo la sua elezione.
Nel suo discorso, papa Bergoglio ha raccomandato che il dialogo tra cattolici e ortodossi non sia all'insegna del "minimalismo teologico", che mira semplicemente a raggiungere un "compromesso" al ribasso, ma tenda all' "approfondimento dell'unica verità che Cristo ha donato alla sua Chiesa e che non cessiamo mai di comprendere meglio, mossi dallo Spirito Santo". "Per questo – ha aggiunto –, non dobbiamo avere paura dell'incontro e del vero dialogo. Esso non ci allontana dalla verità; piuttosto, ci conduce a tutta la verità".



Lisa Palmieri Billig

Giornalista del Jerusalem Post è rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell'American Jewish Committee.

Il primo incontro di Francesco con i leader della comunità ebraica mondiale

da La Stampa

30 giugno 2013

Papa Francesco con Rabbino di Roma A tre mesi dalla sua elezione, Jorge Maria Bergoglio ha impresso un nuovo stile sul papato in tutte le direzioni. Il nuovo stile è stato evidenziato ancora una volta il 24 giugno, durante il suo primo incontro ufficiale con i rappresentanti della comunità ebraica mondiale. I 28 delegati delle organizzazioni ebraiche che costituiscono l'IJCIC (il Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose) hanno potuto assistere ad una rottura visibile con le tradizioni del passato quando Papa Francesco, sorprendendo tutti, è entrato tranquillamente senza preavviso nella sala dove la delegazione e la stampa erano in attesa. Il suo breve discorso ha trasmesso calore personale e un chiaro abbraccio dei progressi compiuti in mezzo secolo di dialogo ebraico-cristiano sulla base del documento del Vaticano II, "Nostra Aetate". Un messaggio essenziale, sentito in tutto il mondo, è stato ribadito nella sua dichiarazione enfatica: "Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!" Altrettanto importanti sono state le riflessioni di Papa Francesco su "il cammino di maggiore conoscenza e comprensione reciproca percorso negli ultimi decenni tra ebrei e cattolici", un percorso al quale, ha evidenziato il pontefice, i suoi predecessori "hanno dato notevole impulso sia mediante gesti particolarmente significativi sia attraverso l'elaborazione di una serie di documenti che hanno approfondito la riflessione circa i fondamenti teologici delle relazioni tra ebrei e cristiani. Si tratta di un percorso di cui dobbiamo sinceramente rendere grazie al Signore." I progetti futuri del Comitato di collegamento internazionale (composto dall'IJCIC assieme ad ufficiali del Vaticano) comprendono un convegno, che si terrà il prossimo ottobre a Madrid, sul tema "Le sfide alla fede nella società contemporanea" e gli eventi per celebrare il 50° anniversario di "Nostra Aetate" che avranno luogo nel 2015.
Una testimonianza comune era già stata offerta appena due settimane prima di questo incontro, quando il Movimento dei Focolari ospitò un incontro ebraico-cattolico a Castel Gandolfo, al quale ha preso parte anche una delegazione della Comunità Ebraica di Buenos Aires. Alla conferenza stampa conclusiva della riunione, i rappresentanti cattolici ed ebrei sono stati altrettanto entusiasti per l'elevato livello di comunicazione. "Il dialogo ha raggiunto nuove vette di fiducia e di espressione di solidarietà spirituale", ha commentato uno dei partecipanti, Emily Soloff, Direttore Associato del Dipartimento Interreligioso della American Jewish Committee (AJC). Anche Il rabbino argentino Abraham Skorka, amico di Papa Francesco e co-autore assieme al pontefice del libro "Tra Cielo e Terra", ha preso parte al seminario e ha detto di considerare Jorge Maria Bergoglio "un vero amico", così come Papa Francesco, che ha utilizzato la stessa espressione parlandomi di Rabbi Skorka in un commento privato dopo l'udienza IJCIC. In un certo senso, Abraham Skorka sembra essere per Papa Francesco quel che Jerzy Kluger, amico d'infanzia polacco di Karol Wojtyla, fu per Giovanni Paolo II. In entrambi i casi, profonde amicizie personali fungono da chiavi emotive e spirituali per aprire le porte a una maggiore comprensione tra le nostre due religioni fraterne.



Don Giuseppe Liberto   biografia

Direttore alla Cappella Musicale Pontificia "Sistina" dal 29 maggio 1997 al 16 ottobre 2010.

Il canto della Liturgia cristiana

da www.korazym.org

30 Giugno 2013

"L'origine del termine "musica" risale al greco mùsa, nome generico delle nove mitiche Muse protettrici delle arti, nessuna lingua antica possiede, infatti, un termine rispondente al concetto moderno di musica. E' da notare che, sin dal secolo IX dell'era cristiana, tutte le civiltà hanno separato la pratica del canto da quella degli strumenti musicali: musikè tèchne, ars musica, dalla teoria dotta, musiè episteme, musica scientia.
La musica fu studiata dagli scienziati dell'antichità, essi, però, coglievano la natura matematica di quest'arte, la accostavano al mondo ideale dei numeri, attribuendo suoni diversi alla fantasmagoria cosmologica dei pianeti. Questa teoria dell'armonia delle sfere fu elaborata dalla celeberrima scuola pitagorica, verso la metà del secolo V a.C. In seguito allo studio dei teorici greci e latini, essa diede origine a quelle numerose variazioni aritmosofiche e astrologiche che, tramite Boezio e Cassiodoro, pervennero ai teorici del Medioevo.
Boezio classificò la musica distinguendo la musica mundana, ossia l'armonia delle sfere, dalla musica humana, cioè la musica dell'anima e l'armonia psichica, dalla musica instrumentalis, cioè, la musica pratica creata a imitazione delle altre due.
Marziano Capella, all'inizio del secolo V, aveva incluso la musica fra le arti scientifiche del Quadrivium . Lo studio di queste quattro arti era considerato indispensabile per la completa formazione intellettuale.
Con l'Umanesimo, si avrà poi una nuova tendenza, quella cioè di assumere a modello le opere musicali, studiarne le strutture formali per desumerne le regole fondamentali."
[leggi tutto]

Video

Papa Francesco

Incontro con il patriarcato ortodosso ecumenico

dal canale youtube vaticanit

29 Giugno 2013

"La ricerca dell'unità tra i cristiani è un'urgenza alla quale, oggi più che mai, non possiamo sottrarci"



Dipinti



Due devoti in preghiera - 
					Paolo Di Schiavo

Paolo Stefano B. Di Schiavo

Due devoti in preghiera (post 1397 - ante 1478)

Arcadja


Mani preganti

Albrecht Dürer

Mani preganti (1508)

Tanogabo Arte




La Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga

Pieter Paul Rubens

La Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga (1604-1605)

World Ap Art




La preghiera - 
					Gaetano Domenichini

Gaetano Domenichini

La preghiera (1840)

Palazzo dei diamanti




L'Angelus - Francois Millet

Francois Millet

L'Angelus (1857-1859)

Musée d'Orsay




Angeli in preghiera - 
					Angelo Bacchetta

Angelo Bacchetta

Angeli in preghiera (post 1850 - ante 1899)

Lombardia beni culturali




Preghiera del mattino - 
					Vincenzo Irolli

Vincenzo Irolli

Preghiera del mattino (1931)

Galleria d'arte Ricci Oddi


Pubblicazioni

La religiosità in Puccini

Oriano De Ranieri



La religiosità in Puccini

La fede nelle opere del maestro

Zecchini Editore - 2013

Il lavoro è una meticolosa analisi per «cercare di rilevare, nella vita ed in alcune opere di Puccini, i segni della fede». Il saggio scava, innanzitutto, nella biografia di Puccini: l’ambiente familiare, l’attenzione sin da bambino alla musica sacra, gli studi in seminario, il rapporto intenso con la sorella monaca, la crisi esistenziale della maturità, la richiesta di Sacramenti quando, a Bruxelles, comprese che la sua avventura terrena era giunta al capolinea. Nell’ultimo capitolo, il lavoro analizza le opere sempre alla ricerca di indizi: la ricerca dell’assoluto nei lavori giovanili per la scena, la svolta disperata di Manon Lescaut, lo stupore della morte che colpisce Mimì, le domande sul perché del male in Tosca, i falsi valori che uccidono Madama Butterfly , la via della Redenzione de La Fanciulla del West, il riscatto di Magda ne La Rondine, la disperazione de Il Tabarro, il misticismo di Gianni Schicchi e di Suor Angelica, il clima di trasfigurazione che avvicina alla morte in Turandot. Questi aspetti ed i numerosi segnali non oscurano, però, che Puccini (come gran parte degli intellettuali del suo tempo) avesse una religiosità formale (per i familiari) e che si rivolgesse ad essa in momenti particolari, come il timore del dopo all’approssimarsi della morte, più che una vera e propria fede.

Musica sacra popolare oggi

Amelio Cimini



Musica sacra popolare oggi

Liturgia, pietà popolare, catechesi ed evangelizzazione

Libreria Editrice Vaticana, giugno 2013

Nel corso della millenaria storia della Chiesa la distinzione netta tra canto liturgico e canto popolare sta diventando sempre più sfumata, dando vita ad un fenomeno completamente nuovo e in continua evoluzione secondo cui la musica sacra popolare costituisce la spina dorsale delle piccole comunità religiose. In questo volume, grazie ad un minuzioso lavoro di indagine, l'autore prende in esame proprio questa evoluzione della musica sacra, proponendo un ventaglio di osservazioni e riflessioni puntualmente documentate. Al termine di ogni capitolo è presente infatti un appendice di grande utilità, nella quale vengono raccolti dei testi a sostegno dell'argomento trattato. Il libro risulta un utile strumento per tutti gli educatori ed operatori musicali del mondo ecclesiastico, affinché possano perseguire la loro attività di animazione e formazione delle comunità religiose.

La gioia della preghiera

Matta El Meskin



La gioia della preghiera


Qiqajon - collana Pneumatikoi. Spirituali - 2012

Gli insegnamenti sulla preghiera e sulla vita interiore di un maestro spirituale contemporaneo, autore dei noti Consigli per la preghiera. Questa inedita raccolta di testi e preghiere così come le parole dell’autore sgorgano dall’abbondanza del cuore e raggiungano l’animo dell’ascoltatore, facendogli cogliere con gioia quella chiamata alla pienezza di vita, pensata e voluta da Dio per tutti i suoi figli.
Matta el Meskin (1919-2006), padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto, è stato una delle maggiori figure della storia contemporanea della chiesa copta ortodossa, e un autore spirituale noto e apprezzato in tutto il mondo: la sua vita di preghiera e di ascolto di Dio e dei fratelli ha fatto di lui un punto di riferimento per quanti ricercano in Cristo un senso alla propria esistenza.

Pater noster

Roberto Mastacchi



Pater noster

La raffigurazione della preghiera del Signore nelle stampe

Cantagalli - 2012

L'originale ricerca di Roberto Mastacchi prende in esame le raffigurazioni della ''Preghiera del Signore'' nelle stampe europee dal XV al XIX secolo, in particolare di area tedesca, mostrandone la grande diffusione e le evoluzioni a livello iconografico. Dalle prime incisioni, piu' fedeli al testo biblico, fino alle stampe devozionali e alle soluzioni ottocentesche di tono piu' romantico, il volume con le sue splendide illustrazioni offre un ricco panorama espressivo che permette di conoscere da vicino un patrimonio importante dell'arte cristiana. Con una presentazione del card. Gianfranco Ravasi.

Pater noster

Paolo Padoan



Momenti di preghiera e di implorazione nell'opera lirica


Ed Insieme - 2010

L'autore cataloga e commenta i momenti di elevazione dello spirito disseminati nel melodramma, passando in rassegna decine di libretti e altrettante composizioni musicali. Musicisti e librettisti, infatti, non hanno disdegnato di inserire nei loro melodrammi la preghiera, la supplica, ampie scene di carattere liturgico, momenti di elevazione spirituale o di ferma convinzione di fede.

Manifesto della destra divina

Camillo Langone



Manifesto della destra divina.
Difendi, conserva, prega!


Vallecchi, 2009

Il conservatorismo inteso come difesa dei valori dello spirito, come recupero di ciò che di buono aveva il nostro passato, di ciò che rende ogni uomo "Uomo", è il tema di questo libro, una difesa in controtendenza dei doveri contro i diritti, dell'obbedienza e del rispetto contro l'individualismo sfrenato che regola la società odierna. Camillo Langone, cercando motivazioni nella politica, nella filosofia, nella religione, esorta a recuperare quella "destra divina" che Pasolini diceva chiusa "dentro di noi, nel sonno", a rispondere allo scetticismo e al materialismo imperante che toglie a ognuno di noi quello che ha di più caro: la propria dignità di uomo, la propria storia.