Com'è nata la scelta dei brani da eseguire; il programma del Concerto; le foto dell'evento.
Il perché del Concerto
VOGLIA DI CAMBIAMENTO… Non solo.
Le novità, i ritmi incalzanti del vivere quotidiano, le difficoltà come le angustie che scandiscono l'esistenza di ciascuno - senza differenze o privilegi di sorta - portano con sé un orizzonte infinito di sentimenti, di vedute, di esperienze. Il nostro tempo si nutre, è permeato di tutto questo, forse anche troppo. Il rischio è quello di superare i confini razionali e di abbandonarsi ad un gioco senza ritorno. Per questo servono idee chiare, precise, dinamiche. E così ragionando si è pensato di ritornare all'essenziale, al pratico, al bisogno di impegnarsi e alla voglia di fare ciò che non è ancora stato fatto.
Ecco allora che si è voluto organizzare un evento di musica sacra "inedito", intendendo con questo termine il non poter essere catalogabile fra le esecuzioni classiche, perchè questo concerto costituisce una vera e propria antologia monotematica di brani che, attraverso circa sette secoli, offre all'ascoltatore una percezione chiara di cambi di tonalità, modulazioni e criteri melodici differenti. In un unico concerto questi brani, a tutt'oggi, non sono mai stati eseguiti e, l'unicità del progetto, consta proprio nel dimostrare che si possono superare le difficoltà che un coro ed un'orchestra hanno nell'affrontare cambi così repentini di stile di esecuzione nell'ambito di un'unica rappresentazione.
Il "Requiem" rappresenta per ogni compositore il momento più alto della sua "produzione musicale" e il Dies irae è senz'altro un passaggio di grande pathos. La sensazione che il Giudizio universale sia un evento inevitabile, e anzi quasi prossimo, viene rafforzata nel testo, e quindi dal coro, dall'uso di alcune forme verbali; la più importante di queste forme è il participio futuro, con cui la lingua latina suggerisce l'imminenza di un'azione o la sua inevitabilità («est futurus» ed «est venturus» sono , infatti, espressioni semanticamente assai più dense dei corrispondenti futuri semplici «erit» e «veniet»). Il latino di questo testo è, comunque, nel suo complesso molto semplice e caratterizzato da una scelta lessicale essenziale.
Il Dies irae ha una straordinaria importanza religiosa e culturale (il fatto che sia inserito nella Messa da Requiem lo rende ad esempio un testo importantissimo anche per la Storia della Musica). Il Dies Irae è scritto su tetragramma, che è un rigo musicale formato da quattro linee che fu introdotto da Guido d'Arezzo. Il Dies Irae originale era "monofonico", come se a cantare fosse un'unica persona, mentre a partire dal XV secolo il Dies Irae cominciò ad essere trattato in modo "polifonico" e il primo Dies Irae polifonico conosciuto è stato scritto da Antoine Brumel (1460 – 1520), compositore franco-fiammingo.
Gli squilli di trombe che animano le partiture sono simili a quelli che si sentono quando si fanno entrare personaggi di un "certo livello", un esempio fra tutti la Marcia trionfale dell'Aida per il ritorno vittorioso di Radamès….Le trombe chiamano all'adunata generale, una sorta di appello al quale non si può restare, anche solo musicalmente, indifferenti.
Ecco allora che questo Concerto, se da un lato segna un cambiamento rispetto alle proposte musicali che di norma si portano
all'attenzione del pubblico, dall'altro indica una condizione, un impegno, una norma che ciascuno di noi scopre e ritrova nel suo intimo:
un presente rivolto al futuro, una finestra aperta sull'eternità.
Tuttavia, se è vero che in San Francesco la possibilità che l'uomo si salvi sembra collegarsi anche alla sua opera, alla sua capacità
di conformarsi al volere divino («beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, / ka la morte secunda no 'l farrà male»,
vv. 30-31) è altrettanto vero che in questo testo, da molti attribuito a Tommaso da Celano, la salvezza appare legata soltanto
all'imperscrutabile disegno divino («qui salvandos salvas gratis», v. 23), mentre l'indegnità dell'uomo viene più volte sottolineata
con accenti assai più cupi di quelli usati dal Santo.
Immagini della sera del Concerto
Il complesso di San Pietro in Vincoli e "il settimo angelo"
Esterno della basilica: l'immagine del "settimo angelo" tratta dagli Angeli tubicini
del Giudizio universale dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina
In fila per il concerto
Il pubblico in attesa di entrare
Ancora pubblico in fila
Il concerto proiettato sul maxi schermo posto all'esterno della Basilica,
dedicato agli spettatori che non hanno trovato posto all'interno
Il M° Paolo Falconi e la Filarmonica Prenestina
Il M° Paolo Falconi
L'orchestra e il coro della Filarmonica Prenestina
I solisti, l'orchestra e il coro della Filarmonica Prenestina
Il concerto
Il saluto alle autorità e al pubblico di Giulia Pasquazi Berliri
"Passaggio di consegne" tra Giulia Pasquazi Berliri e il Prof. Claudio Strinati
La presentazione del Prof. Claudio Strinati
L'On. Pierluigi Fioretti, presidente di Roma Capitale, con S.E. il Cardinale Giovanni Battista Re
Il Cardinal Re con l’Abate generale dei Canonici Lateranensi, don Cipolloni
L’Abate Cipolloni con S.Ecc. il Vescovo Martin de Elizalde
La Signora Maria Pia Fanfani e il principe Maurizio Gonzaga del Vodice
Da sin: il M° De Vlam, la signora Fioretti, l’on. Fioretti, il cardinal Re
Da sin: l’Abate generale dell’Ordine Maronita Mariamita Mons. Tarabay, il deputato libanese on. Nkoula, P. Salim Rajji superiore del Collegio maronita BMV, P. François Nasrn, Giulia Pasquazi, Peter Glidewell
L’orchestra all’inizio del secondo brano
Il coro in attesa del "la"
Il M° Valeer De Vlam si alza al termine del brano di Donizetti e ringrazia l'orchestra e il coro
La capriata e la volta della basilica illuminati durante l’esecuzione
Al termine, prima del ‘bis’